Rumori in condominio: cosa può fare l’amministratore?

Quali sono le competenze e responsabilità dell’amministratore di condominio riguardo ai rumori tra i vicini di casa? le regole cambiano a seconda che si tratti di liti tra condomini privati o di un’attività commerciale al piano terra del condominio che arreca disturbo?

Rumori in condominio: i compiti dell’amministratore

Solitamente in un condominio, quando si vuole risolvere un problema ci si reca subito dall’amministratore di condominio.

Questa però è una prassi non corretta anche se motlo diffusa: l’amministratore di condominio infatti non è tenuto a fare da arbitro alle liti tra condomini.

A meno che il regolamento di condominio non preveda limiti di orario ai rumori, l’amministratore non può chiedere l’interruzione di eventuali “rumori”.

Che siano schiamazzi, musica, neonati che piangono, cani che abbaiano, tacchi ecc… non sono questioni che competono all’amministratore.

Perciò, coloro che reputano di subire immissioni acustiche oltre il limite della normale tollerabilità, dovrà quindi fare un esposto attenendo eventuali verifiche fonometriche che confermino la leggitimità della pretesa, per tentare di ottenere un risarcimento dei danni.

I rumori in condominio

Recentemente è uscita la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione n. 38973-17 depositata il giorno 8 agosto 2017 riguardo alla condanna di risarcimento dei danni di una donna che recava disturbo al condominio alle 3 di notte con il movimento degli zoccoli sul pavimento.

Premesso che, l’art. 659 c.p., 1 comma, disciplina il disturbo delle occupazioni o del riposto delle persone, stabilendo che:

“Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 309 euro.”

Si tratta di un reato che si realizza proprio quando si supera la normale tollerabilità, inoltre, in relazione alla loro intensità, vi sia l’attitudine a propagarsi ed a disturbare un numero determinato di persone, ciò a prescindere dal fatto che, concretamente, alcune persone sono state effettivamente disturbate.

Rumori in condominio: il caso

Nel caso preso in considerazione, la parte attrice, ebbe la possibilità di contestare il suddetto reato, affermando che i convenuti non potessero giudicare la rumorosità all’interno dell’appartamento di sua proprietà.

La Suprema corte, pronunciandosi sul caso, ritenne infondata detta impugnativa motivando la propria decisione sul fatto che mancasse una contestazione diretta nei confronti delle persone offese e argomentazioni logiche a propria difesa.

La peculiarità del condominio rumoroso

In un contesto condominiale inoltre, al fine di accertare la concreta sussistenza dell’effetto lesivo dell’immissione, la valutazione della “normale tollerabilità” deve altresì tener conto, caso per caso, sia dei rapporti condominiali, sia delle destinazioni urbanistiche e del regolamento condominiale.

La normale tollerabilità, deve essere intesa come soglia oltre cui l’immissione diventa illecita: se sono superati i limiti dettati dalla normativa speciale, l’evento immissivo è di sicuro intollerabile.

Rumori in condominio: quando sono intollerabili?

La legge non fissa una soglia di decibel oltre cui il rumore si considera intollerabile e perciò vietato, ma rimette la valutazione al giudice il quale tiene conto degli elementi del caso concreto come:

  • Intensità del rumore
  • Orario del rumore
  • Collocazione geografica dell’immobile
  • Durata e ripetizione del rumore

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